SETTIMA TAPPA A

Da Mongiana a Bivongi/Stilo

DATI TECNICI DELLA TAPPA

ALTITUDINE: minima 822 m., massima 1390 m.
LUNGHEZZA TAPPA 24 km.
TEMPO DI PERCORRENZA: 7/8 ore
DIFFICOLTA': E
SEGNAVIA: rosso-bianco-rosso
ACRONIMO: SB

INTERSEZIONE CON STRADE ASFALTATE

• Ex SS 110 al Passo di Pietra Spada

DESCRIZIONE DELLA TAPPA


L’escursionista che ha fatto tappa all’Agriturismo “il Casale” segue la SS 501, direzione Mongiana, piega a destra, dopo circa 300 m., e segue la piccola strada asfaltata fino a quando piega a sinistra e scende, per un breve tratto, fino in prossimità di resti di case rurali e lavorazioni agricole. Imbocca sulla destra, in discesa, il sentiero, immerso nella bassa vegetazione, che porta al Fiume Allaro. In questo breve tratto si potrà imbattere in una chiusura di fortuna realizzata con una rete di filo di ferro e pali di legno. La chiusura serve a tenere ristretti gli animali al pascolo. Basterà aprire, passare e richiudere. Attraversa il Fiume Allaro grazie a un ponte di legno, piega a destra e subito dopo a sinistra per inerpicarsi, lungo il sentiero che, ben presto, si perde tra le case basse di Mongiana (m.922).


Dalla Piazza antistante il Museo delle Regie Ferriere, si sale lungo la via Armando Diaz fino a quando s’intercetta il Corso Vittorio Emanuele III (SS 501).

Si piega a destra e si sale lungo il Corso, delimitato, da ambedue i lati, da casette a schiera.

Alla prima biforcazione, caratterizzata da un’alta colonna che regge la statua della Madonna, si piega a destra lungo la via che sale verso il Cimitero. Alla fine della salita, quando s’incrocia una strada asfaltata, di piega a sinistra e, subito dopo, a destra all’altezza di un’edicola votiva.

Si scende fino al torrente Ninfo, affluente del Fiume Allaro, si attraversa grazie a un ponte, e si prosegue in salita nel bosco. Lungo la strada s’incontrano numerose sorgenti d’acqua e un piccolo rifugio.

Dopo un buon tratto si lascia la strada sterrata per imboccare il sentiero che, in poche decine di metri, riporta sulla stessa strada (si tratta di una scorciatoia).

Si prosegue, sempre in salita, lungo la strada sterrata fino al Passo di Pietraspada (m.1390) dove s’intercetta l’ex SS 110 che da Monasterace porta a Mongiana e Serra San Bruno.

Si attraversa e si prosegue in discesa, lasciando sulla sinistra la cima di monte Pecoraro (m.1423), lungo un sentiero che scende, quasi rettilineo, tra piante di alto fusto, fino al Parco Siderurgico di Chiesa Vecchia e alla strada asfaltata che conduce alla Ferdinandea.

Il Parco Siderurgico, istituito nel 2016, è nato per recuperare e promuovere quel che resta del Villaggio Minerario in località Chiesa Vecchia: dalla piccola chiesa al palazzo amministrativo, dalle abitazioni degli operai al forno fusore.

Si piega a sinistra e, dopo circa 400 m. appare la Ferdinandea (m.1061).

La Ferdinandea è una tenuta che si estende, per circa 3.600 ettari, nei territori dei Comuni di Stilo, Bivongi, Brognaturo, Mongiana e Serra San Bruno.

Interamente coperta di boschi di alto fusto (predomina l'abete e il faggio, ma significativa è la presenza del pino, del castagno, della quercia, del pioppo e di altre essenze) si sviluppa, in altitudine, dagli 800 m. ai 1400 m. s.l.m. alternando dolci profili a profonde fenditure che accolgono le acque dei numerosi corsi d'acqua che nella tenuta hanno origine. L'interesse naturalistico e paesaggistico del luogo va di pari passo con quello storico.

Per iniziativa dei Borboni sorse, nelle Serre, un centro siderurgico con due opifici, a Mongiana e alla Ferdinandea, che lavoravano il minerale di ferro proveniente dal giacimento nord orientale del Monte Stella.

Il complesso urbanistico della Ferdinandea, comprendente il villino di caccia, la ferriera, la caserma, le scuderie e le stalle, si fa ammirare, ancora oggi, per l'architettura e le opere di ingegneria.

I fabbricati, alcuni dei quali in ottimo stato di conservazione, altri offesi dalle intemperie e dall'incuria dell'uomo, hanno ospitato, nel periodo di maggior fulgore circa 300 addetti. Nell'ampio cortile del fabbricato principale si può ancora ammirare la fontana con vasca di forma ovale, il busto in granito locale di Ferdinando di Borbone e il monumento alla palla di cannone.

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Lasciata la Ferdinandea (m.1061) ci s’immette, dopo avere attraversato un ampio slargo, nella strada acciottolata e poi sterrata, che si snoda nel bosco.

La strada, ben presto, lambisce, nella sua parte bassa, il grande opificio del complesso siderurgico della Ferdinandea, prima di superare, grazie a un ponte di legno, il Fiume Stilaro.

Al bivio, subito dopo il ponte, si piega a destra (la strada di sinistra porta a Serra san Bruno).

Si segue la strada sterrata immersa nel bosco e, alla prima biforcazione, si piega a destra per imboccare il sentiero che scende, per un brevissimo tratto, prima di immettersi alla strada sterrata di epoca borbonica costruita in occasione della realizzazione della centrale idroelettrica del Fiume Stilaro.

La strada, per diverse centinaia di metri, corre parallela alla condotta che convogliava l’acqua per la centrale idroelettrica. In questo tratto sarà necessario aggirare due piccole gallerie, scavate nella roccia per fare passare la condotta, oggi ridotte a ricovero di animali.

Pochi metri prima di giungere al pianoro che si affaccia sullo Jonio, su Monte Consolino e i Paesi di Bivongi e Pazzano, caratterizzato dalla confluenza di tre condotte e dai macchinari per la regimentazione dell’acqua, si piega a destra per imboccare, accanto ai resti di un piccolo ricovero in pietra, un sentiero ripido e dissestato che dopo poche decine di metri si perde in una strada sterrata. Si scende lungo la strada sterrata seguendo la linea di crinale. Quando la strada sterrata si perde, s’imbocca, sulla sinistra, il sentiero, nascosto tra la bassa vegetazione, che si snoda avendo alla sua destra la parete di roccia. Il sentiero, per poche decine di metri, è esposto e richiede prudenza e attenzione.

Suggestivi sono, in questo tratto, gli scorci panoramici. Il sentiero, infatti, si affaccia sia sulla vallata del Torrente Ruggero sia su quella del Fiume Stilaro con le sue spettacolari cascate.

Una fitta macchia mediterranea caratterizza l'ultimo tratto del sentiero che raggiunge il letto del Fiume Stilaro un centinaio di metri a valle delle Cascate del Marmarico (m.442).

Nel periodo estivo si consiglia un bagno ristoratore nella grande pozza alla base delle cascate.

Si segue quindi il fiume e i sentieri che lo costeggiano fino a quando, attraversato definitivamente il Fiume Stilaro, grazie a uno stretto camminamento in cemento, ci si immette nella strada sterrata che porta a Bivongi (m.276).

Da Bivongi, lungo la strada asfaltata e le strette vie del paese, si sale, in brevissimo tempo, a Pazzano (m.410) e Stilo (m.400).

Bivongi, adagiato in una verde conca tra le Fiumare Melodari e Stilaro, affonda le sue radici nella Magna Grecia. Sarebbero stati i superstiti dell'antica città di Kaulon a sistemarsi in questa vallata.

Fu Casale della Certosa di Santa Maria del Bosco e il suo centro storico, antichissimo e ben conservato, è caratterizzato da anguste viuzze sulle quali si affacciano le abitazioni attaccate quasi sempre le une alle altre.

Nei pressi di Bivongi, unico esemplare di architettura bizantino-normanna, sorge il Monastero di San Giovanni Theresti (XI sec.) restaurato e restituito al culto.

Pazzano è stato un importante centro minerario. La sua storia, il suo sviluppo e la sua decadenza vanno di pari passo con lo sfruttamento delle miniere iniziato in epoca remota e protrattosi fino ai primi anni dello scorso secolo. Anche nel territorio di Pazzano è stata significativa la presenza dei monaci basiliani.

L'eremo di Santa Maria della Stella, ricavato in una grotta naturale (m.682) ed il Convento, di epoca successiva, sono ancora oggi meta di pellegrinaggio e di preghiera. Stilo, fondata nel VII secolo dai profughi di una città marittima distrutta dagli arabi, è stato, per tutto il Medioevo, un importante centro di vita monastica e culturale. Il suo figlio più illustre, Tommaso Campanella, è stato filosofo tra i più insigni ed autorevoli.

Il centro storico del paese conserva monumenti architettonici di notevole rilievo: la Chiesa di San Francesco, tardo barocca; la piazza di San Giovanni Theresti, sulla quale si affacciano l'ex Monastero dei Liguorini e la Chiesa di San Giovanni Theresti; la Chiesa di San Giovanni da Tolentino; la Chiesa di San Domenico, opera di vaste proporzioni, con annesso il Convento in cui visse Tommaso Campanella; il Duomo, la cui costruzione risale al XIII-XIV secolo.

Un po' fuori dal centro abitato, verso il Monte Consolino (m.701) che domina Stilo con i resti del castello Normanno, l'escursionista troverà uno dei monumenti più importanti dell'intera regione: la Cattolica di Stilo.

Si tratta di una piccola chiesa Bizantina del X secolo, perfettamente conservata, che riproduce un tipo di architettura frequente negli edifici sacri del Peloponneso, dell'Armenia, della Georgia e dell'Anatolia dove, peraltro, non esistono testimonianze architettoniche così ben conservate.

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