Da Mongiana a Serra San Bruno
DATI TECNICI DELLA TAPPA
LUNGHEZZA TAPPA: 18 km.
TEMPO DI PERCORRENZA: 6/7 ore
DIFFICOLTA': E
SEGNAVIA: rosso-bianco-rosso
ACRONIMO: SB
INTERSEZIONE CON STRADE ASFALTATE
DESCRIZIONE DELLA TAPPA
L’escursionista che ha fatto tappa all’Agriturismo “il Casale” segue la SS 501, direzione Mongiana, piega a destra, dopo circa 300 m., e segue la piccola strada asfaltata fino a quando piega a sinistra e scende, per un breve tratto, fino in prossimità di resti di case rurali e lavorazioni agricole. Imbocca sulla destra, in discesa, il sentiero, immerso nella bassa vegetazione, che porta al Fiume Allaro. In questo breve tratto si potrà imbattere in una chiusura di fortuna realizzata con una rete di filo di ferro e pali di legno. La chiusura serve a tenere ristretti gli animali al pascolo. Basterà aprire, passare e richiudere. Attraversa il Fiume Allaro grazie a un ponte di legno, piega a destra e subito dopo a sinistra per inerpicarsi, lungo il sentiero che, ben presto, si perde tra le case basse di Mongiana (m.922).
Dalla Piazza antistante il Museo delle Regie Ferriere, si sale lungo la via Armando Diaz fino a quando s’intercetta il Corso Vittorio Emanuele III (SS 501).
Si piega a destra e si sale lungo il Corso, delimitato, da ambedue i lati, da casette a schiera.
Alla prima biforcazione, caratterizzata da un’alta colonna che regge la statua della Madonna, si piega a destra lungo la via che sale verso il Cimitero. Alla fine della salita, quando s’incrocia una strada asfaltata, di piega a sinistra e, subito dopo, a destra all’altezza di un’edicola votiva.
Si scende fino al torrente Ninfo, affluente del Fiume Allaro, si attraversa grazie a un ponte, e si prosegue in salita nel bosco. Lungo la strada s’incontrano numerose sorgenti d’acqua e un piccolo rifugio.
Dopo un buon tratto si lascia la strada sterrata per imboccare il sentiero che, in poche decine di metri, riporta sulla stessa strada (si tratta di una scorciatoia).
Si prosegue, sempre in salita, lungo la strada sterrata fino al Passo di Pietraspada (m.1390) dove s’intercetta l’ex SS 110 che da Monasterace porta a Mongiana e Serra San Bruno.
Si attraversa e si prosegue in discesa, lasciando sulla sinistra la cima di monte Pecoraro (m.1423), lungo un sentiero che scende, quasi rettilineo, tra piante di alto fusto, fino al Parco Siderurgico di Chiesa Vecchia e alla strada asfaltata che conduce alla Ferdinandea.
Il Parco Siderurgico, istituito nel 2016, è nato per recuperare e promuovere quel che resta del Villaggio Minerario in località Chiesa Vecchia: dalla piccola chiesa al palazzo amministrativo, dalle abitazioni degli operai al forno fusore.
Si piega a sinistra e, dopo circa 400 m. appare la Ferdinandea (m.1061).
La Ferdinandea è una tenuta che si estende, per circa 3.600 ettari, nei territori dei Comuni di Stilo, Bivongi, Brognaturo, Mongiana e Serra San Bruno.
Interamente coperta di boschi di alto fusto (predomina l'abete e il faggio, ma significativa è la presenza del pino, del castagno, della quercia, del pioppo e di altre essenze) si sviluppa, in altitudine, dagli 800 m. ai 1400 m. s.l.m. alternando dolci profili a profonde fenditure che accolgono le acque dei numerosi corsi d'acqua che nella tenuta hanno origine. L'interesse naturalistico e paesaggistico del luogo va di pari passo con quello storico.
Per iniziativa dei Borboni sorse, nelle Serre, un centro siderurgico con due opifici, a Mongiana e alla Ferdinandea, che lavoravano il minerale di ferro proveniente dal giacimento nord orientale del Monte Stella.
Il complesso urbanistico della Ferdinandea, comprendente il villino di caccia, la ferriera, la caserma, le scuderie e le stalle, si fa ammirare, ancora oggi, per l'architettura e le opere di ingegneria.
I fabbricati, alcuni dei quali in ottimo stato di conservazione, altri offesi dalle intemperie e dall'incuria dell'uomo, hanno ospitato, nel periodo di maggior fulgore circa 300 addetti. Nell'ampio cortile del fabbricato principale si può ancora ammirare la fontana con vasca di forma ovale, il busto in granito locale di Ferdinando di Borbone e il monumento alla palla di cannone.
Lasciata la Ferdinandea (m.1061) ci s’immette, dopo avere attraversato un ampio slargo, nella strada acciottolata e poi sterrata, che si snoda nel bosco.
La strada, ben presto, lambisce, nella sua parte bassa, il grande opificio del complesso siderurgico della Ferdinandea, prima di superare, grazie a un ponte di legno, il Fiume Stilaro.
Al bivio, subito dopo il ponte, si piega a sinistra (la strada di destra porta a Stilo).
Si segue, in leggera salita, la strada sterrata avendo cura di evitare le strade che si diramano sulla destra.
Dopo avere percorso circa 3 km. e superato alcuni ruscelli, si lascia la strada sterrata (m.1142) per proseguire, verso sinistra, alla Contrada Rose Viole, lungo un gradevole sentiero che prima sale dolcemente, poi decisamente, sale verso Monte Pietra del Caricatore (m.1414).
La parte sommitale della montagna, ricca di pietra granitica, è caratterizzata dall'incrocio di quattro importanti sentieri. Venivano un tempo utilizzati per trasportare a valle la pietra che, modellata da sapienti scalpellini, adorna, ancora oggi, la Ferdinandea e gran parte delle costruzioni di Serra San Bruno compresa la Certosa.
A poche decine di metri dall'incrocio, sulla sinistra, nascosto da alberi di faggio, resiste ancora il vecchio punto trigonometrico costituito da una piramide in pietra di circa otto metri d'altezza con al vertice un cilindro.
Si prosegue lungo la strada principale e si scende, dolcemente, in un silenzio irreale, lungo il sentiero di crinale caratterizzato, di tanto in tanto, dall'emergere di rocce granitiche. Si prosegue sempre in discesa, piegando a sinistra, lungo un altro sentiero di crinale che guarda Serra San Bruno fino a quando, alla prima biforcazione, si piega a destra. Si supera dopo un centinaio di metri, un ruscello che corre a ridosso della località detta Le Mandrie (m.1050),
Si segue a questo punto la strada sterrata, asfaltata nel tratto terminale, che scende decisamente verso il torrente Ancinale e Serra San Bruno (m.792).
La storia di Serra San Bruno, il più importante centro abitato delle Serre, va di pari passo con quella della Certosa fondata da Brunone di Colonia nel secolo XI.
Il primo nucleo fu infatti costituito, attorno all'anno 1094, da famiglie di operai e guardaboschi che lavoravano nei vasti possedimenti concessi a Brunone da Ruggero il Normanno.
Successivamente, grazie alla ricchezza di risorse naturali ma anche al richiamo che la Certosa rappresentava per artisti italiani e stranieri, Serra San Bruno si arricchì di scalpellini, fabbri e artigiani di valore. I palazzi del centro storico, le chiese, ma anche le costruzioni più sobrie sono la viva testimonianza del sapiente uso della pietra granitica, del ferro e del legno.
La creazione, ad opera dei Borboni, di un importante centro siderurgico, con opifici a Mongiana e alla Ferdinandea, contribuì a mantenere viva e ad alimentare l'economia del luogo nonostante il terremoto del 1783 che distrusse anche la Certosa.
Risale a quel periodo la ricostruzione e il restauro delle pregevoli Chiese che conservano importanti opere provenienti dalla stessa Certosa. Con l'unità d'Italia si registra il crollo del sistema produttivo delle Serre e il declino di Serra San Bruno e della ricostruita Certosa i cui padri, nei secoli, avevano conquistato e mantenuto un grande prestigio.
Oggi la Certosa ospita pochi monaci che vivono in rigorosa clausura in una cornice paesaggistica che conserva ancora il fascino del tempo.